Medicina di genere: approccio trasversale nella ricerca e nella didattica per una migliore appropriatezza della cura

In occasione di Health & Wellness Week di Expo 2020 Dubai è stato presentato il progetto del Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere di Ferrara

La medicina di genere (MdG) o, meglio, la medicina genere-specifica è definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.

Una crescente mole di dati epidemiologici, clinici e sperimentali indica l’esistenza di differenze rilevanti nell’insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni a uomini e donne, nella risposta e negli eventi avversi associati ai trattamenti terapeutici, nonché negli stili di vita e nella risposta ai nutrienti. Anche l’accesso alle cure presenta rilevanti diseguaglianze legate al genere. (fonte: Istituto Superiore di Sanità)

La medicina di genere sta assumendo sempre più importanza per attuare cure migliori, più efficaci e sicure in un’ottica di maggiore sostenibilità economica, ambientale e sociale per la ricerca e produzione di nuovi farmaci ma anche, più in generale, del sistema sanitario. 

Forum Personalized medicine: news tools and active policies for prevention, diagnosis and therapy

In occasione di Health & Wellness Week, la settimana tematica dedicata alla salute e al benessere, a Padiglione Italia di Expo Dubai 2020 si è svolto l’evento dal titolo “Personalized medicine: new tools and active policies for prevention, diagnosis and therapy” .

Il forum ha riunito le università dell’Emilia-Romagna che hanno presentato le loro linee di ricerca e proposte nel campo della medicina personalizzata

Medicina di genere: il percorso di formazione trasversale del Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere di Ferrara

Il Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere di Ferrara ha attivato dei corsi di laurea sia in medicina che in scienze di professione sanitarie per promuovere un approccio trasversale con l’obiettivo di creare consapevolezza nelle nuove generazioni e favorire progetti di ricerca in grado di rispondere alle esigenze cliniche.

Nel corso dell’iniziativa, la dottoressa Valeria Raparelli del Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna di Unife ha illustrato l’approccio trasversale nella ricerca e nella didattica del Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere di Ferrara.

Valeria Raparelli

“Ho accolto con entusiasmo e responsabilità rappresentare l’eccellenza del Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere di Ferrara a Expo 2020 Dubai. È stata una occasione importante portare su un palcoscenico internazionale non solo la mia esperienza ma anche quella di studentesse e ricercatrici che ogni giorno imparano e camminano lungo un percorso comune: un approccio alla scienza e alla sua applicazione che riconosce nella diversità e nella complessità della persona un valore aggiunto e mai un limite”. Ha detto al Journal of Italian Healthcare World la dott.ssa Valeria Raparelli.

“Expo 2020 Dubai – ha concluso – ha rappresentato un modo per condividere e comunicare il lavoro del Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere di Ferrara e anticipare il nostro impegno per le persone, che hanno bisogni di salute strettamente influenzati dal sesso (attributi biologici) e dal genere (il complesso combinarsi dell’identità, del contesto sociale e culturale) che li caratterizzano”. 

Il Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere è il primo e unico Centro Universitario di Studi sulla Medicina di genere in Italia.

Nato nel 2018, il centro è attivo nel settore della ricerca sulla medicina di genere non solo attraverso la pubblicazione di articoli scientifici e la realizzazione di progetti mirati, ma anche grazie all’assidua partecipazione a seminari e convegni sul tema in tutto il territorio nazionale.

Abbiamo intervistato Tiziana Bellini e Fulvia Signani rispettivamente Vice Direttrice e Componente del Consiglio direttivo del Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere Università di Ferrara nonché co-fondatrici del centro.

In cosa consiste il progetto presentato a Expo 2020 Dubai?

Si tratta di un percorso di formazione trasversale che per quanto riguarda il corso di laurea in Medicina e Chirurgia di Ferrara è iniziato nel 2018 e ha portato ad aggiornare il Syllabus dei vari insegnamenti (ovvero il programma strutturato del corso) inserendo l’approccio attento alle differenze di sesso e genere. 

Questo significa che ogni materia verrà insegnata considerando le eventuali differenze di sesso e/o genere finora dimostrate da evidenze scientificamente rilevate e verrà poi verificato l’apprendimento in sede di esame.

Quanti sono gli insegnati che hanno inserito questo approccio nel loro programma e quali gli obiettivi?

Attualmente sono 30/36 gli insegnamenti che hanno inserito questo approccio all’interno del loro programma che così aggiornato ha l’obiettivo di portare gli studenti ad una forma mentis che fa considerare loro come normale studiare le varie patologie considerando le differenze di sesso e genere. 

Questo diverso approccio metodologico ha lo scopo di arrivare ad una migliore appropriatezza della cura, riconoscimento dei sintomi che spesso sono diversi nei maschi e nelle femmine e migliorare la conoscenza dei meccanismi con cui ci si ammala, l’approccio terapeutico e la guarigione.

Per quanto riguarda la ricerca, con il Centro Universitario di studi sulla medicina di genere, ci si è fatti promotori di ricercare disaggregando i dati e cercando di capire le cause delle differenze. 

In questo modo all’università (in particolare nel corso di laurea in medicina e chirurgia ma anche di tutte le lauree sanitarie) la formazione degli studenti è strettamente legata sia alla ricerca che all’assistenza. 

Il nuovo metodo intende riversare le nuove conoscenze nella clinica migliorando l’appropriatezza della cura agendo anche sulla prevenzione e sul concetto di stato di salute e di malattia.

Quali sono i vantaggi e i risultati raggiunti fino ad oggi?

Il vantaggio è arrivare ad avere un approccio competente, aggiornato e scientificamente più appropriato che completa la formazione e si riversa sull’assistenza. Questo rappresenta per noi anche l’espletamento di quella che denominiamo “vera terza missione dell’area medica universitaria” che consiste nel curare anche l’aspetto divulgativo, oltre che quello formativo.

In questi 5 anni nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia si è avuto un aumento del 25% di tesi di laurea che affrontano il problema con questo approccio, un risultato che ci fa ben sperare.

Progetti per il futuro?

Estendere questo approccio in ogni campo del sapere e formare così una generazione che ha acquisito un metodo di studio, di ricerca e di pratica clinica più completo. Ciò porterà a studiare, fare ricerca e curare le persone con maggiore appropriatezza clinica, in coerenza alle politiche sanitarie attente all’equità.

Cosa rappresenta la medicina di genere?

La medicina di genere o meglio “l’approccio basato sulle evidenze di sesso e genere” (sex and gender based approach) consente di perpetrare scelte di policy attente all’uguaglianza sostanziale tra uomo e donna (e altra identità sessuale e di genere) promuovendo un percorso di appropriatezza clinica che comporta policy di investimento sull’aggiornamento professionale (crediti formativi ECM) e formativo (universitario), e la promozione di pratiche cliniche coerenti (linee guida e raccomandazioni), applicazioni che in Italia sono a carico di Regioni e Società scientifiche.

La presa d’atto delle innumerevoli evidenze scientifiche (oltre un milione e mezzo di ricerche accreditate) oltre a centinaia di volumi sull’argomento, dimostrano quanto incidano le differenze sessuali e di genere, che portano a quello che in inglese viene brevemente definito “gender bias”.

Per centinaia di anni la medicina ha perseguito il caparbio convincimento che una donna potesse essere assimilata ad un piccolo uomo (come unica differenza gli apparati sessuali e riproduttivi) quando un episodio scientifico, una ricerca curata dalla prima donna Direttrice dei National Institutes of Health americani, Bernardine Healy, rivelò, ad occhi che volevano vedere, una sistematica trascuratezza nei confronti delle donne in campo cardiologico (in termini di fraintendimento dei sintomi perinfartuali, non uso di trattamenti salvavita, meno giorni di ricovero a pari diagnosi, etc.) riscontro che nel 1991, suonò come una vera denuncia. 

Ma pur essendo idealmente un approccio interessante, innovativo e garante di un’applicazione equa di salute, quello attento alle evidenze di sesso e genere, non ha avuto finora la diffusione e accettazione clinica che poteva promettere. Nel 2016, quindi 25 anni dopo la denuncia di Healy, l’Associazione Americana di Cardiologia con un corposo Statement (stato dell’arte) sulle patologie cardiologiche della donna, ha denunciato il permanere delle diseguaglianze di trattamento a svantaggio delle donne.

La strada per raggiungere l’effettiva uguaglianza di trattamento è ancora lunga.

La medicina di genere è il futuro? 

La medicina di genere è il presente e il futuro e speriamo diventi il normale approccio metodologico in tutti i campi del sapere. 

L’Italia è l’unico Paese ad avere una norma nazionale sulla medicina di genere (art,3 L.3/2018). I dispositivi previsti dalla legge: i decreti attuativi (Piano per la diffusione e Piano per la formazione – in pubblicazione), nonché l’Osservatorio Nazionale dedicato alla Medicina di Genere allestito presso l’Istituto Superiore di Sanità  stanno diffondendo nelle numerose articolazioni istituzionali il mandato applicativo dell’approccio sesso e genere, nell’insieme del servizio sanitario pubblico, delle università, nei laboratori di ricerca (per questo incide l’art. 1 della stessa legge che tratta proprio della ricerca clinica di base).

L’Università di Ferrara si è distinta, oltre che nella promozione della trasversalità dell’approccio e la diffusione della conoscenza anche presso i/le docenti, in un metodo mainstream, anche per la nascita nel 2018 del primo – e finora unico – Centro Universitario di Studi sulla Medicina di genere che personalmente abbiamo contribuito a fondare e che è tutt’ora attivo.