È italiano il primo intervento al mondo di chirurgia robotica protesica di anca

Con l'utilizzo di nuove applicazioni robotiche, l'Italia conquista il primato mondiale nella chirurgia protesica di anca. L’intervista al prof. Fabio Catani, direttore della clinica ortopedica dell’Università di Modena e Reggio Emilia e vicepresidente dell’European Knee Society (EKS)

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La sanità italiana si conferma eccellenza mondiale nella chirurgia robotica protesica di anca.

Grazie all’utilizzo di nuove applicazioni robotiche, l’equipe di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico di Modena diretta dal Prof. Fabio Catani, ha eseguito il primo intervento al mondo, in un unico tempo chirurgico, di chirurgia robotica protesica di anca bilaterale simultanea, in un paziente affetto da artrosi severa in esito di displasia congenita. 

L’intervento è durato 2 ore e 30’ e si è svolto nella Clinica Privata Villalba del GVM, che dall’inizio della pandemia è una delle realtà con cui l’AOU di Modena collabora per un’ottimizzazione delle sedute operatorie. 

In che modo è stato eseguito l’intervento?

Quali sono state le caratteristiche che ne hanno consentito la realizzazione?

Quali sono i vantaggi della chirurgia robotica in ambito ortopedico? 

Ne abbiamo parlato con Prof. Fabio Catani, direttore della clinica ortopedica dell’Università di Modena e Reggio Emilia e vicepresidente Vicepresidente European Knee Society (EKS).

Prof. Fabio Catani

“Questo intervento – ha spiegato il prof. Fabio Catani – è stato possibile grazie all’esperienza maturata con l’utilizzo di nuove applicazioni robotiche nella chirurgia protesica dell’anca. Lo sviluppo di questa tecnica, che ci ha consentito di eseguire la prima protesi bilaterale di anca in unico tempo chirurgico, ha permesso di evitare alcune problematiche cliniche che sono legate all’intervento in due tempi.

I pazienti che soffrono di artrosi severa in seguito alla displasia delle anche che vengono operati in due tempi soffrono nei 6-12 mesi di intervallo tra i due interventi, di dolore all’anca non operatae soprattutto si lamentano della dismetria, cioè della differenza in lunghezza degli arti inferiori (che può essere anche di 2-3 cm), che si realizza inevitabilmente in seguito all’intervento della prima protesi di anca che ripristina la lunghezza e la stabilità così come la funzione articolare. Nel post-operatorio e durante il periodo di attesa il paziente deve quindi utilizzare a permanenza un rialzo adeguato e sostenere una fisioterapia specifica perdurando ovviamente il dolore artrosico”. 

Il paziente sta bene – fanno sapere dal Policlinico – e ha completato il percorso riabilitativo a distanza di 2 mesi dall’intervento chirurgico, manifestando una piena soddisfazione dell’operazione in assenza di dolore e dimostrando un recupero completo della funzionalità delle anche e di tutti gli arti inferiori nelle comuni attività quotidiane in brevissimo tempo.

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Equipe durante l’intervento chirurgico

Chirurgia robotica nella protesica di anca 

Con l’utilizzo della chirurgia robotica le due protesi vengono realizzate tenendo conto delle funzionalità tronco-pelvi, delle stabilità muscolari residue alla displasia e c’è un controllo accurato del ripristino della lunghezza degli arti inferiori. Grazie allo sviluppo di questa tecnica si è raggiunto una elevata precisione nel realizzare la simmetria della lunghezza degli arti inferiori ottimizzando la stabilità articolare. Stabilità articolare permessa dall’accuratezza della posizione delle componenti protesiche e dell’offset articolare permettendo così una risoluzione del dolore ed un recupero funzionale del paziente estremamente precoce. 

Prof. Catani, come nasce l’idea?

L’impianto protesi d’anca bilaterale è una metodica ormai consolidata (il primo intervento documentato è stato eseguito nel 1971), i cui criteri di indicazione e le cui complicanze sono ampiamente documentati in letteratura. La ditta produttrice del robot non ha però previsto la possibilità di pianificare ed eseguire questa procedura in modo sistematico. 

Negli anni di esperienza con la chirurgia robotica, tutto lo staff medico, infermieristico e tecnico ha acquisito una grande confidenza con il sistema. In questo modo si è reso possibile ridurre i tempi di svolgimento dell’intervento di protesi d’anca fino a renderli sovrapponibili a quelli di una protesi “tradizionale”, mantenendo però i benefici garantiti dalla robotica in termini di precisione e sovrapponibilità dei risultati. 

Visti questi presupposti abbiamo quindi pensato che fosse possibile poter eseguire anche interventi di protesi bilaterale robotica in un unico tempo chirurgico con rischi per il paziente non superiori a quelli riportati in letteratura per la chirurgia tradizionale.

Per poter mettere in pratica la metodica elaborata è stato ovviamente necessario il presentarsi di un caso in cui i benefici apportati da tale tipologia di intervento giustificassero i potenziali rischi legati all’intervento bilaterale, così come ampiamente riportato in vari studi.

Robot Mako

Nel giugno scorso, il Policlinico ha beneficiato dell’aggiornamento del software del Robot Mako, acquistato nel 2014, che grazie alla nuova piattaforma “MAKO Hip 4.0” consente interventi di protesi totale di anca più precisi, in quanto viene valutata l’influenza della cinematica della colonna e della pelvi sulla stabilità e mobilità dell’anca protesizzata. La conoscenza del movimento della pelvi durante le posture quotidiane permette di eseguire una chirurgia personalizzata sul paziente conoscendo nel dettaglio le deformità polidistrettuali.

“Questo intervento – ha spiegato il prof. Catani – è stato eseguito utilizzando i software robotici a disposizione, ma implementando delle modifiche di procedura che hanno permesso di realizzare l’intervento in modo preciso ed accurato in entrambe le anche. Le procedure chirurgiche e digitali sono state condivise con colleghi americani e con la ditta produttrice per mettere la nostra esperienza a disposizione di tutti i chirurghi che utilizzano il robot Mako a livello mondiale”.

Quali sono stati i protocolli?

In accordo con la ditta è stato possibile studiare alcuni accorgimenti che ci hanno consentito di poter utilizzare come riferimenti anatomici, non solo quelli derivanti dalla TC preoperatoria (come usuale negli interventi di chirurgia robotica), ma anche i dati rilevati durante l’impianto della prima protesi, in modo da disporre in ogni momento di un riscontro in tempo reale dei dati di lunghezza e offset della protesi rispetto all’anca controlaterale.

Quanto è importante aver raggiunto un traguardo internazionale?

La cosa più importante in questi casi è che attraverso il nostro lavoro possiamo portare nuovi benefici ai pazienti. Speriamo infatti che i nostri risultati e le nostre indicazioni possano essere utilizzate dai colleghi in tutto il mondo per poter aumentare il loro bagaglio di soluzioni per determinare i migliori risultati clinici possibili sui pazienti trattati.

Un traguardo arrivato grazie all’impegno della struttura e dei professionisti sanitari nonostante un periodo di pandemia da Covid-19. Quali sono state le maggiori difficoltà e come sono state affrontate per indirizzare al meglio il paziente?

Dobbiamo sicuramente ringraziare la direzione del Policlinico di Modena che, reagendo prontamente all’emergenza, ha messo a disposizione dei pazienti la possibilità di proseguire l’attività di chirurgia programmata attraverso l’istituzione di convenzioni con strutture esterne. In questo caso particolare un ringraziamento va anche alla struttura GVM Villalba ed ai suoi professionisti che stanno collaborando attivamente con lo staff del Policlinico per garantire ai pazienti un trattamento a livelli di eccellenza.

L’importanza delle applicazioni robotiche in ambito ortopedico

Quali sono i principali vantaggi della chirurgia robotica in ortopedia?

La chirurgia robotica riveste grande importanza nel campo della protesica, in quanto mette a disposizione del chirurgo la possibilità di realizzare in concreto la pianificazione eseguita prima dell’intervento, nel modo più preciso possibile. Inoltre, fornisce in tempo reale dati sull’orientamento delle varie componenti protesiche, che mettono in condizione il chirurgo di evitare possibili errori di posizionamento. La macchina in questo caso è comunque ben lontana dal sostituire l’operatore, ma è uno strumento in grado di migliorare accuratezza e precisione della procedura chirurgica, potendo così ridurre i rischi di complicanze post-operatorie.