Lo studio delle malattie neurologiche di una ricercatrice italiana nel mondo.
Chiara Melis, classe 1986, con i suoi grandissimi occhi scuri, ha lo sguardo di chi ha lottato per seguire il suo sogno e per fare della Scienza (si, quella con la S maiuscola), una delle sue ragioni di vita.

Oggi รจ impiegata presso una grande azienda biotech (la Evotec) ad Amburgo dopo unโesperienza di 4 anni nella Grande Mela presso il laboratorio di Michelle Ehrlich (Icahn School of Medicine, Mount Sinai), durante la quale ha contribuito a chiarire il nebuloso panorama che purtroppo ancora caratterizza la distonia. E lo ha fatto impiegando tutte le sue energie in uno studio incentrato sullโutilizzo del modello animale (murino, in questo caso), che aveva lo scopo di valutare se la distonia monogenica avesse delle caratteristiche molecolari simili alle discinesie levodopa-indotte.
Eccellenze italiane nel mondo: il percorso di Chiara Melis, ricercatrice per la cura delle malattie neurolgiche
Ciao Chiara, come sei arrivata a New York?
Ciao e, soprattutto, grazie per avermi dato la possibilitร di raccontarmi e raccontare i miei studi. Sono arrivata a New York inseguendo i miei due piรน grandi amori: Tomas, che si era trasferito a New York un anno prima, anche lui per lavoro, e che a New York sarebbe poi diventato mio marito, e la ricerca, che purtroppo nel mio paese di origine non mi lasciava tanto spazio ma che a New York mi ha dato tante opportunitร .
Quale รจ stato il topic di ricerca?
Il topic รจ sempre stato la distonia. Ne ho studiati diversi tipi, derivanti da diverse mutazioni geniche che ne anticipavano la comparsa o causavano disabilitร piรน o meno severe. L’ho studiata attraverso il comportamento animale, analizzando la motilitร dei topi, dopo aver stimolato con diversi metodi la via dopaminergica e sempre dopo stimolazione, ho analizzato la trasduzione del segnale a cascata: dai recettori dopaminergici ai fattori di trascrizione.
Come possiamo riassumere i risultati che hai ottenuto?
Riassumendo, abbiamo scoperto che la via di trasduzione del segnale che portava alla fosforilazione di alcune kinasi dopo stimolazione dopaminergica, era anormale in tre diversi tipi di distonia. Ma queste anormalitร nelle vie postsinaptiche nigrostriatali sono punti di convergenza con altri disturbi del movimento (come le discinesie indotte dal levo-dopa), e, potenzialmente, potrebbero condividere i targets terapeutici con questi disturbi del movimento.
Ci sono pochissimi farmaci utilizzati al momento per curare la distonia, e non di grande successo. Quindi scoprire che il meccanismo che causa queste patologie รจ simile a quello di altre, dove la sperimentazione ha portato giร a miglior risultati in termini di terapie, รจ stato un grande passo per noi.
Il rientro in Europa: Amburgo
Quando e perchรฉ hai deciso di tornare in Europa? E perchรฉ proprio Amburgo?
New York ha la capacitร di riempirti l’anima e fare ricerca al Mount Sinai mi ha davvero insegnato tantissimo sotto diversi punti di vista. A New York la nostra famiglia รจ cresciuta, รจ arrivata la nostra bambina che solo dopo pochi mesi di vita ci ha reso piรน chiaro quale fossero le nostre esigenze principali e soprattutto quanto ci mancasse la nostra famiglia. Volevamo avvicinarci a loro e avere lโopportunitร di visitarli piรน spesso e passare piรน tempo con loro.
Sapevamo (mio marito รจ un ricercatore come me) che continuare a fare ricerca ad alti livelli sarebbe stato difficile tornando in Italia. Il nord Europa era il posto in cui potevo ancora ambire a fare ricerca di qualitร e allo stesso tempo avere una vita equilibrata. In Germania la famiglia รจ al centro di tutto, la qualitร della vita รจ altissima e quasi tutto funziona in maniera impeccabile. Volevo vivere in una cittร grande (dopo aver vissuto a New York รจ difficile ridimensionarsi) ma non troppo caotica. Amburgo รจ un bel mix. E ci ha dato la fortuna di trovare entrambe quello che stavamo trovando. Peccato piova 300 giorni l’anno!
Di cosa ti occupi ora?
Lavoro per una CRO (clinical research organization), sviluppo progetti per conto di Big Pharma; quindi, divido il mio tempo tra esperimenti in laboratorio e un rapporto strettissimo con i clienti, a cui riporto e con cui collaboro cercando sempre il giusto compromesso tra efficacia del metodo e competitivitร di mercato.
Nello specifico continuo a studiare malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer. Studio i livelli di RNA attraverso metodi di In situ Hybridization di ultima generazione, sperando di trovare la giusta via per diminuire i livelli di Tau, coinvolto appunto nella patologia dellโAlzheimer.
Cosa suggeriresti alle donne che vorrebbero intraprendere questo percorso?
Sicuramente la scelta dell’industria in cui si vorrebbe andare dovrebbe essere fatta in modo cosciente e basandosi su determinati criteri: il proprio background, la pipeline dellโazienda e l’etica, indiscutibilmente uno dei punti fondamentali per me, dove la qualitร della ricerca deve sempre venire al primo posto. Avere una buona rete di comunicazione per ottenere queste informazioni รจ sicuramente un buon punto di partenza. Lasciare lโaccademia per l’industria รจ un grande passo, che a volte spaventa. Soprattutto credo spaventi le donne, che ancora sono in minoranza in certi ambienti di lavoro. Trovate il coraggio di fare valere la vostra conoscenza, siate orgogliose di voi stesse e del vostro sapere. E lottate per una qualitร di vita migliore rispetto a quella che solitamente accompagna il mondo della ricerca.
Grazie mille, Chiara. In bocca al lupo per il tuo futuro!