Il 19 ottobre si celebra la Giornata mondiale per la lotta contro il tumore al seno (International Day against breast cancer) con l’obiettivo di sensibilizzare sulla malattia e promuovere l’accesso a diagnosi, controlli e cure tempestive ed efficaci.

Ottobre mese della prevenzione per la lotta contro il tumore al seno
Una giornata importante che si colloca al centro nel mese della prevenzione – ottobre (Breast Cancer Awarennes Month) – con tanti eventi internazionali e campagne di sensibilizzazione. Tra le iniziative, la campagna “Nastro Rosa” di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro che anche quest’anno punta l’attenzione sull’urgenza di trovare nuove cure per chi deve affrontare le forme più aggressive, come il tipo triplo negativo, che colpisce soprattutto in giovane età, e il carcinoma mammario metastatico.
Ricerca oncologica: il ruolo dei ricercatori italiani in Italia e all’estero
Sono tantissimi i ricercatori italiani impegnati ogni giorno nella ricerca oncologica per trovare nuove cure, in Italia e all’estero. La dott.ssa Ernestina De Francesco è una di questi.
L’esperienza della dott.ssa Ernestina De Francesco da Manchester a Catania

Dopo la laurea in Farmacia, conseguita presso l’Università della Calabria, ha iniziato a frequentare il laboratorio di Patologia generale e Oncologia Molecolare, e proprio in quegli anni è nata la grande passione per la ricerca oncologica. A seguire, un dottorato e alcuni anni di ricerca in Italia, studiando i meccanismi molecolari mediati da recettori per ormoni e per fattori di crescita che inducono la progressione del carcinoma mammario.
Ha poi lasciato il Paese, direzione The University of Manchester. Sotto la supervisione del Prof. Michael Lisanti e del dr. Rob Clarke, ha effettuato un periodo di ricerca nella prestigiosa università della città inglese, punto di riferimento per l’oncologia.
Dopo quattro anni ha avuto l’opportunità di rientrare in Italia, portando con sè un enorme bagaglio di conoscenze ed esperienze, lavorative e personali.
Foto pagina facebook The University of Manchester
La dott.ssa Ernestina de Francesco è Group Leader e responsabile del finanziamento quinquennale Start-Up Reintegration Grant, supportato da Fondazione AIRC, del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, dell’Università degli Studi di Catania.
L’abbiamo raggiunta al telefono e le abbiamo fatto qualche domanda.
Dott.ssa, lei ha avuto una esperienza di ricerca all’Università di Manchester e ora è rientrata a Catania, grazie a uno Start-Up Grant. Che cosa le ha dato l’esperienza all’estero e cosa ha portato a Catania di quel periodo?
Sono arrivata a Manchester grazie ad una borsa di studio finanziata da AIRC e dall’Unione Europea e ho avuto l’opportunità di lavorare in consorzio con il Christie Hospital, un importante punto di riferimento nel trattamento dei tumori. Ho trascorso lì quattro anni bellissimi, che hanno rappresentato una esperienza fondamentale per me, per affinare le mie conoscenze e per la mia crescita formativa e personale. Sia io che il mio compagno, che mi ha seguita, ci siamo trovati bene da subito. La qualità della vita era alta, l’ambiente era stimolante: abbiamo conosciuto persone provenienti da ogni parte del mondo, dall’Europa, dall’Asia. Molti sono diventati amici, e hanno quasi sostituito la famiglia che in quegli anni per noi era lontana. Sono rientrata in Italia arricchita a livello umano e professionale.
Come è arrivata l’opportunità di tornare in Italia?
Dopo quattro anni il richiamo di casa si è fatto sentire. E ancora una volta, come è stato per tutto il mio percorso da ricercatrice, AIRC mi ha preso per mano. L’occasione è arrivata con il progetto Start-Up Grant, un tipo di finanziamento che AIRC riserva ai giovani ricercatori di talento che vogliono tornare in Italia, dopo un significativo periodo trascorso all’estero, e aprire un proprio laboratorio di ricerca. Ho passato una dura selezione, durata diversi mesi, ma alla fine farcela è stata una bella vittoria e una grandissima soddisfazione. Nel 2019 mi sono così trasferita a Catania, dove sto molto bene. Ho messo tutto il mio entusiasmo in questo nuovo progetto: creare un centro di eccellenza per il trattamento delle pazienti affette dal carcinoma mammario e diabete, per le quali, al momento, non esiste un approccio clinico specifico.
Lo studio per il trattamento delle pazienti affette dal carcinoma mammario e diabete
Di cosa si tratta in particolare?
Seguiamo donne che oltre ad avere il tumore, soffrono di squilibri metabolici, come il diabete, l’obesità, l’iperglicemia, che possono concorrere a rendere il carcinoma ancora più aggressivo. Si tratta quasi del 20% di tutte le pazienti affette da tumore al seno, e queste donne corrono più rischi della media di un’evoluzione infausta del tumore. L’obiettivo è bloccare quelle vie metaboliche alterate che favoriscono l’instaurazione dell’infiammazione e la formazione delle metastasi. Ci sono stati momenti complicati, dovuti alla pandemia, ma siamo ormai ripartiti. È bello che una realtà del sud Italia riesca a dare una opportunità a tanti giovani ricercatori, italiani e stranieri. Purtroppo, in Italia, con i finanziamenti statali, la coperta è corta, ma è sempre forte il supporto di AIRC.

È partita in questi giorni la campagna Nastro Rosa, per sensibilizzare sull’importanza di sostenere la ricerca. Il claim è “Ci manca tanto così, ma c’è tanto da fare” e volto della campagna è la dottoressa Ernestina De Francesco. Il nastro rosa è incompleto, e richiede l’impegno di tutti per essere colorato interamente.
Cosa dobbiamo fare di più e a che punto siamo con le cure per i tumori al seno?
I punti piu’ importanti da considerare sono due. Il primo, che l’incidenza è, purtroppo, in leggero aumento. In Italia, 55.000 donne all’anno si ammalano di tumore al seno, che resta la neoplasia più frequente nel sesso femminile. Fondamentali sono quindi la prevenzione e la diagnosi precoce. Sono importanti i programmi di screening, che permettono di individuare il tumore allo stadio iniziale, ma anche e soprattutto la prevenzione primaria, che rappresenta il primo strumento a disposizione di ogni donna. Secondo punto, questo positivo: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è in costante aumento. Negli ultimi 20 anni è passata dall’81% all’87%, è un ottimo risultato ma non possiamo e non dobbiamo accontentarci. La qualità di vita di chi sopravvive deve essere buona, ed è importante studiare i meccanismi di metastatizzazione, capire e tracciare le cosiddette “cellule dormienti”, che giacciono ‘addormentate’ per mesi o per anni fino a quando si risvegliano, dando luogo alle metastasi. Prevenire la diffusione metastatica con approcci personalizzati e’ un obiettivo fondamentale delle nostre ricerche.
Un’ultima domanda: pensa mai di tornare all’estero?
Ogni tanto ci penso. Siamo rimasti molto legati a Manchester, dove abbiamo ancora tantissimi amici che per anni sono stati la nostra famiglia. Abbiamo fatto lì anche le vacanze, ci torniamo spesso. Ma ora sono contenta del progetto che sto portando avanti a Catania e spero davvero di avere grandi risultati per i malati oncologici.