Bambini e i pericoli del web: cosa fare?

L'utilizzo crescente della tecnologia soprattutto durante la pandemia da Covid-19 ha contribuito a una forte crescita della dipendenza online e dei pericoli digitali. Ne parliamo con la dott.ssa Sabrina Suma, psicologa clinica a Dubai

Si parla sempre più spesso di “bambini digitali”. Il rapporto tra bambini e il web è sicuramente un problema che nel lungo periodo di lockdown da pandemia Covid-19 si è amplificato. Un abuso dei dispositivi digitali e di un loro utilizzo incontrollato ha aumentato l’esposizione dei minori ai pericoli della rete. 

“La pandemia di coronavirus ha portato a una crescita senza precedenti di tempo speso davanti allo schermo. La chiusura delle scuole e le strette misure di contenimento comportano che sempre più famiglie utilizzino la tecnologia e soluzioni digitali per consentire ai bambini di studiare, divertirsi e connettersi con il mondo esterno, ma non tutti i bambini hanno le conoscenze, le competenze e le risorse necessarie per essere al sicuro online”.

Le parole di Howard Taylor, Direttore generale della Global Partnership to End Violence.

Un utilizzo non corretto della tecnologia digitale da parte dei bambini e adolescenti è molto pericoloso con delle conseguenze a volte irreparabili. I tragici episodi di cronaca che spesso, purtroppo, riportano le sfide mortali dei giochi pericolosi online e sui social network (tra gli ultimi Blackout challengendr), accendono i riflettori sui pericoli del web.

Diversi studi sul monitoraggio del comportamento e delle esperienze dei minori online consentono di avere una situazione più definita del fenomeno in crescente aumento. Tra questi EU Kids online, una rete di ricerca multinazionale che mira a migliorare la conoscenza dei rischi e della sicurezza online dei bambini di 19 nazioni europee, tra cui l’Italia. Internet, in era contemporanea, è uno strumento che offre infinite possibilità di comunicazione e scambio di informazioni anche per i bambini, ma per usarlo nel modo giusto è necessario seguire alcune regole fondamentali.

Quali sono i principali rischi che corrono i bambini sul web?

Come educarli ad usare in modo responsabile i dispositivi digitali e i social network?

Ne parliamo con la dott.ssa Sabrina Suma, psicologa clinica a Dubai che spiega come aiutare, non allontanare, i piccoli ad un uso corretto e consapevole del web nell’era digitale. 

Dott.ssa Sabrina Suma

Con il lungo periodo di lockdown e la didattica a distanza ha riscontrato un aumento dei problemi legati al rapporto tra i bambini e la rete? 

Sì, soprattutto un incremento delle richieste di aiuto da parte di genitori e famiglie ed un aumento di comportamenti disfunzionali sia nei bambini che nei ragazzi. I bambini più piccoli, in generale, hanno reagito meglio nelle fasi iniziali della pandemia rispetto agli adolescenti, ma il protrarsi dell’isolamento e l’utilizzo talvolta esclusivo di modalità di comunicazione digitale, hanno fatto sì che il normale processo di separazione-individuazione, così importante per una graduale uscita dalla fusione simbiotica col genitore, ha subito una pesante fase d’arresto e questo ha creato non pochi problemi. È bene ricordare che i bambini talvolta hanno un modo plateale di esprimere la propria sofferenza e quello che normalmente viene considerato patologico nei bambini spesso è semplicemente fisiologico o funzionale, rappresenta cioè un “adattamento creativo “ad una sofferenza difficile da sopportare, che in genere non prescinde dalla sfera emozionale del genitore. 

Oggi i bambini sono più esposti ai pericoli del web, come tutelarli? 

Le normative vigenti in questo momento difficilmente tutelano i diritti dei bambini. La possibilità di riuscire a proteggere i più piccoli dai pericoli del web viene inoltre compromessa da una grande offerta, da un limitata capacità di controllo e dalla possibilità di rimanere anonimi attraverso l’uso di una falsa identità. Purtroppo, non è facile stabilire un confine netto tra una modalità sicura dell’utilizzo del web e una modalità sbagliata, specialmente in un contesto così confuso e contraddittorio come quello di oggi, e la quarantena non ha certo migliorato una situazione già critica in precedenza: oggi la parola connessione ha perso il suo significato principale di “legame” o “relazione” a favore del più freddo significato di “collegamento” ad una rete.

Quali sono i principali rischi?

Primo fra tutti il cyberbullismo: il fatto di relazionarsi in una modalità in cui identità e situazioni possono rimanere nascoste e virtuali, mette i bambini in una situazione di fragilità dalla quale difficilmente riescono a svincolarsi. Del resto, i bambini stessi, per entrare in certe piattaforme, devono mentire sull’età e crearsi una falsa identità, e questo lo sanno bene anche i cosiddetti predatori cibernetici, soggetti che approfittano della fiducia dei bambini per adescarli e per abusare della loro innocente ingenuità. Penso per esempio alla pedofilia o alle pericolosissime “challenges” lanciate sul web che talvolta riempiono le pagine della cronaca, oppure al fenomeno del “phishing”, attraverso il quale criminali organizzati, riescono ad ottenere informazioni importanti e private che riguardano passwords di carte di credito o dettagli importanti di conti bancari, informazioni personali e confidenziali e molto altro.

Il web è comunque un valido strumento di informazione e comunicazione…

Se utilizzato correttamente rappresenta una meravigliosa opportunità di conoscenza e di crescita per i bambini; per questo vietarne l’uso sarebbe controproducente: è più importante parlare con i bambini di questi pericoli, educarli al riconoscimento di situazioni pericolose e cercare di aiutarli a costruire una “coscienza digitale” in grado di proteggerli sempre. 

Quanto è importante informare i bambini dei pericoli che corrono e come educarli a un uso consapevole della rete?

È importantissimo. Il futuro dei bambini sarà un futuro digitalizzato e fatto di tecnologia: pensare di risolvere il problema proibendo ai nostri figli di utilizzare il web, sarebbe una strategia poco intelligente e sicuramente poco adattiva. Nell’attesa di normative che forniscano maggiore sicurezza e garanzia, la formazione, il supporto psicologico e il dialogo sono e rimangono le uniche carte vincenti per proteggere i più piccoli da forme subdole di manipolazione.

Come ci si accorge se un bambino è dipendente dal web?

Nei bambini i disturbi più frequenti in genere interessano una componente somatica, essendo questa il canale elettivo di comunicazione. Il disagio può essere espresso in forme lievi, quali mal di pancia, crisi di pianto e difficoltà di addormentamento. Oppure si può esprimere in maniera più importante e necessitare quindi dell’intervento di un esperto: come nel caso di gravi forme di irrequietezza, risvegli notturni, scarsa capacità di concentrazione, ansia e varie forme di regressione comportamentale. In quest’ultimo caso, i sintomi raramente si presentano da soli e a volte sono solo la punta di un iceberg: sono correlate ad un grado di malessere circostanziale dei genitori che magari abusano a loro volta del web oppure vivono un momento stressante e altamente destabilizzante, per cui lasciano che il bambino passi tante ore da solo in rete.

C’è una maggiore consapevolezza dei genitori?

Sì, ma allo stesso tempo c’è anche una sorta di incapacità ad attuare un programma disintossicante nei confronti della dipendenza digitale dei bambini e dei ragazzi. Questo perché sono essi stessi dipendenti da questo mondo, fatto di conversazioni virtuali, condivisioni e notifiche. Ricordiamoci che i bambini interiorizzano quello che facciamo, non quello che diciamo. Se vogliamo che un bambino si dimostri interessato alla vita reale di tutti giorni, dobbiamo essere i primi a credere che la vita da questa parte dello schermo può essere più piena e interessante. Gli esperimenti condotti durante la quarantena in alcune realtà località italiane, vedi l’esperienza di Prato, hanno messo in evidenza che isolare dal mondo digitale un gruppo di ragazzi, per un determinato periodo di tempo, sicuramente innesca nuove consapevolezze e curiosità, ma non può essere considerata una valida alternativa e celebrare l’analogico per demonizzare il digitale non è la soluzione alla dipendenza: la disintossicazione va fatta per gradi, attraverso piccoli passi. 

L’arrivo dell’estate e l’allentamento delle restrizioni con un graduale ritorno alla normalità potrebbe essere un momento per “disintossicare” i bambini dal web. In che modo?

Un programma serio di “digital detox” con i bambini inizia rispettando una serie di regole: 

  • Spegnere o allontanare i cellulari quando si mangia, quando si dorme e si va in bagno, perchè rimanere connesso non è certo un bisogno “primario”;
  • Disattivare le notifiche di tutte le app per alcune ore del giorno;
  • Evitare di rispondere tempestivamente a tutti i messaggi anche quando non è necessario;
  • Smettere di  controllare continuamente in modo compulsivo le chat e sforzarsi di concentrare l’attenzione sull’attività che si sta svolgendo, resistendo al richiamo mendace che “multitasking” è sinonimo di efficiente;
  • Evitare poi di utilizzare iPad e telefono per mantenere i bambini calmi nei luoghi pubblici, specialmente se sono molto piccoli: ricordarsi che la noia è una compagna di crescita utile a stimolare l’immaginazione e la creatività, ed allena e prepara alle frustrazioni della vita;
  • Cercare di spendere tempo di qualità: se noi ci annoiamo anche loro si stanno annoiando;
  • Cercare di dialogare di più, del resto dietro la bramosia di restare connessi si cela sempre una sana voglia di restare in contatto e avere una relazione, come più volte sottolineato dalla neuropsicologia.

Qual è il suo consiglio?

In questo periodo è importante passare del tempo all’aria aperta. Lasciare giocare i bambini con dei coetanei, naturalmente se sprovvisti di monitor o cellulare; delimitare le ore di connessione alla rete; evitare di lasciare usare gli strumenti tecnologici durante la fase di addormentamento e di risveglio; ma soprattutto dimostrare ai bambini che, se si vuole veramente gustare un gelato, bisogna rimanere con i sensi aperti: non si può farlo meccanicamente con gli occhi bassi puntati su uno schermo. Il mio messaggio è quello di approfittare di questo momento per riscoprire il piacere di “essere umani”. E’ quello che i nostri bimbi ci stanno chiedendo, perché, come scrive Paulo Coelho, poeta e grande intenditore dell’animo umano “Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano”.

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