Le ultime news dalla giornalista Sharon Nizza in collegamento da Tel Aviv
Nel pieno della terza ondata da Covid-19, Israele è il primo paese al mondo ad aver somministrato più vaccini in proporzione alla popolazione con una diminuzione del tasso di infezione e un calo di ricoveri in ospedale e di decessi. Si avvia a concludere la campagna vaccinale di massa partita il 19 dicembre scorso: ad oggi, su circa 9 milioni di abitanti, quasi 5 milioni hanno ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer e di questi circa 4 milioni la seconda dose. Già da inizio febbraio il vaccino era disponibile per tutta la popolazione.
Uno dei centri vaccinali a Tel Aviv Postazione vaccinale di fronte il palazzo comunale di Tel Aviv
I dati degli ultimi studi sull’efficacia del vaccino nel prevenire ricoveri e decessi sono incoraggianti e il Paese riparte, destinazione: ritorno alla normalità. Il governo ha dato il via libera alla riapertura parziale dell’aeroporto di Ben Gurion e delle attività economiche, inclusi ristoranti, caffè, hotel eventi culturali e attrazioni turistiche, dopo un lungo lockdown, il terzo da inizio pandemia. Elemento decisivo è il green pass, in vigore da 3 settimane, il certificato che attesta la doppia vaccinazione o guarigione e che consente di accedere ai servizi e l’esonero dalla quarantena dal rientro dall’estero. Al momento la validità è per 6 mesi. Resta ancora (per poco?) l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi al chiuso e il distanziamento sociale.
Si parla anche di un’intesa tra Israele, la Danimarca e l’Austria per la creazione di un centro di ricerca e un consorzio per la produzione del vaccino.
Qual è stata la strategia del successo della campagna vaccinale di Israele? I dati di Israele serviranno da guida mondiale sull’efficacia del vaccino? Sarà il primo laboratorio mondiale di immunità di gregge?
Quali sono i prossimi obiettivi del Paese?
Ne parliamo con Sharon Nizza, giornalista e collaboratrice del quotidiano La Repubblica, in collegamento da Tel Aviv.