In Italia con il Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 7 ottobre 2020 “è obbligatorio indossare le mascherine non solo nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, ma più in generale nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e anche in tutti i luoghi all’aperto. Restano esclusi dagli obblighi i bambini di età inferiore ai sei anni, i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina e coloro che per interagire con questi ultimi versino nella stessa incompatibilità.”
In sostanza, mascherine sempre e ovunque. In questa fase di convivenza con il virus Sars-Cov2, oltre al distanziamento fisico di sicurezza e l’igienizzazione delle mani, le mascherine, se utilizzate correttamente, sono lo strumento in grado di contenere e ridurre il contagio dell’infezione.
In commercio ci sono le mascherine di comunità, quelle chirurgiche e i dispositivi medici di protezione individuale. Vediamo le differenze, quale indossare, in che modo, come smaltirle o riutilizzarle grazie alle linee guida del Ministero della Salute e al contributo del dott. Fabrizio Facchini, pneumologo a Dubai.
MASCHERINE DI COMUNITÀ

Non sono soggette a particolari certificazioni. Non sono considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, ma una misura igienica utile a ridurre la diffusione del virus SARS-COV-2. Devono garantire una adeguata barriera per naso e bocca aderendo al viso garantendo allo stesso tempo un’adeguata respirazione e comfort.
Sono realizzate in materiale multistrato non tossico e antiallergico resistente al lavaggio di 60 gradi. Le mascherine di comunità commerciali sono monouso o sono lavabili.
Mascherine lavabili: sulla confezione, solitamente, sono riportate tra le indicazioni anche il numero di lavaggi consentito senza che diminuisca la performance. Dopo avere maneggiato una mascherina effettuare il lavaggio. (fonte: Ministero della Salute)
Mascherine monouso “anche se non raccomandato come regola – spiega il dott. Fabrizio Facchini – in caso di necessità è possibile riutilizzarle adottando misure di sterilizzazione adeguate. Le più studiate sono:
- Lampade a raggi ultravioletti (UV, generalmente UVC): Sterilizzano le superfici in diretto contatto con la luce, quindi è necessario rivolgere entrambe le superfici della maschera per ottenere una sterilizzazione sicura. Mai esporsi direttamente alla luce delle lampade, gli occhi sono la parte più sensibile ai raggi UV
- Generatori di ozono: È il metodo più efficace in considerazione del fatto che il gas si distribuisce e raggiunge anche le parti nascoste alla luce UV, agisce grazie alle sue proprietà altamente ossidative. L’ozono scherma la terra dai raggi cosmici, ma è altamente reattivo e quindi può danneggiare i tessuti organici del nostro corpo, in particolare gli occhi e le vie respiratorie
- Forno a micro-onde: Facilmente disponibile nelle nostre case. Non può essere utilizzato se ci sono componenti metalliche oppure di gomma/plastica (per esempio elastici)
- Autoclave: È il metodo di sterilizzazione per gli strumenti chirurgici. Come principio si può considerare come una pentola a pressione. Agisce trasmettendo calore tramite il vapore a pressione. Utilizzabile con le parti metalliche, danneggia le parti in gomma/plastica
MASCHERINE CHIRURGICHE:

Le mascherine chirurgiche sono le mascherine a uso medico, sviluppate per essere utilizzate in ambiente sanitario e certificate in base alla loro capacità di filtraggio. Funzionano impedendo la trasmissione.
In presenza di sintomi di infezione Sars-Cov2 è necessario l’utilizzo di mascherine chirurgiche, ovvero quelle certificate come dispositivi medici.
DISPOSITIVI MEDICI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE (DIP)

“Le maschere protettive sono veri e propri dispositivi medici di protezione individuale (DPI = Dispositivo di Protezione Individuale in italiano, PPE = Personal Protective Equipment in inglese) – specifica il dott. Fabrizio Facchini, pneumologo a Dubai – Queste maschere hanno un vero compito di filtraggio e riduzione del rischio infettivo corrispondente al valore riportato sulla confezione. Le maschere N95 (certificazione americana), KN95 (certificazione cinese) o FP2 (certificazione europea), pur con qualche differenza, hanno capacità protettiva abbastanza simile, così come le N98, KN98 e FP3 per un valore di protezione superiore.
Alcune di queste maschere hanno una valvola che favorisce l’espirazione (quando buttiamo fuori l’aria respirata). Infatti, seppure queste maschere non riducano la capacità di ossigenarsi, possono invece favorire la ritenzione di anidride carbonica che viene in parte ri-respirata dall’aria che esaliamo (buttiamo fuori). Per converso, pur conservando la capacità protettiva, le maschere con valvola non sono disegnate per ridurre il rischio di trasmettere infezioni, che invece è una proprietà aggiuntiva di quelle senza valvola. Infine, le mascherine chirurgiche e quelle di comunità in genere non limitano la capacità di ossigenarsi, né favoriscono la ritenzione di anidride carbonica in maniera significativa”.
Cosa fare prima di indossare una mascherina o DPI?
- lavare le mani con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi o eseguire l’igiene delle mani con soluzione alcolica per almeno 20-30 secondi;
- indossare la mascherina toccando solo gli elastici o i legacci e avendo cura di non toccare la parte interna;
- posizionare correttamente la mascherina facendo aderire il ferretto superiore al naso e portandola sotto il mento;
- accertarsi di averla indossata nel verso giusto (ad esempio nelle mascherine chirurgiche la parta colorata di azzurro è quella esterna)
Rimozione
- manipolare la mascherina utilizzando sempre gli elastici o i legacci;
- lavare le mani con acqua e sapone o eseguire l’igiene delle mani con una soluzione alcolica;
Come smaltire le mascherine?
Mascherina monouso: nei rifiuti indifferenziati;
Mascherina riutilizzabile: metterla in una busta e procedere con il lavaggio a 60 gradi con comune detersivo o secondo le istruzioni del produttore. Talvolta i produttori indicano anche il numero massimo di lavaggi possibili senza riduzione della performance della mascherina.
Dott. Facchini, come avviene la trasmissione?
La trasmissione avviene tramite le goccioline di vapore (droplets) rilasciate durante la respirazione o lanciate nell’aria da uno starnuto o colpo di tosse. In generale, indossare la mascherina, ha dimostrato la sua efficacia non solo in ambito chirurgico, ma anche nel proteggere persone con malattie o terapie che riducono le difese immunitarie da infezioni trasmesse involontariamente da amici e parenti. La sua efficacia tuttavia non si limita a questo.
È stato infatti dimostrata anche una capacità di ridurre la trasmissione di malattie trasmesse da altri con una percentuale variabile fra il 60 e il 70%. Un valore certamente lontano dalla protezione del 95 o 98% dato rispettivamente dalle maschere protettive N95 (FP2) e N98 (FP3).
Dott Facchini, quanto è importante l’uso corretto delle mascherine e DPI?
È fondamentale. Portare la maschera sotto il naso, coprendo solamente la bocca, è un atto irresponsabile perché le goccioline di vapore escono dal naso trasmettendo l’infezione; per converso il naso accoglie le goccioline degli altri, aumentando la possibilità di essere infettati. Altrettanto irresponsabile è abbassare la mascherina mentre si parla al telefono o con gli altri. Purtroppo, lo si vede fare in continuazione in TV anche quando non ci sono le distanze di sicurezza (per non parlare di quello che possono trasmettere i microfoni!).
Un uso sbagliato, oltre ad aumentare il rischio di infezione Sars-Cov-2, può anche provocare l’insorgere di altre patologie?
Si. Con un uso corretto tutti i tipi di maschere si limitano le infezioni, incluse quelle stagionali come l’influenza. Se invece le maschere vengono utilizzate in modo scorretto, non solo non ci proteggono, ma possono favorire la trasmissione del virus Sars- CoV2. Per esempio, se si tocca la superficie della maschera dopo che questa è stata esposta al SARS CoV2 o altri microbi e non ci laviamo subito le mani, potremmo poi infettarci con le nostre stesse mani!
Inoltre, un uso prolungato della maschera senza che essa sia cambiata, lavata o sterilizzata consente la moltiplicazione dei microbi sulla superficie della maschera. Infatti, la presenza di microbi filtrati sia sulla superficie sia interna che esterna della maschera produce progressivamente un biofilm che compromette le capacità di filtraggio delle maschere e favorisce la trasmissione dei microbi del biofilm nelle nostre vie respiratorie, aumentando il rischio di infettarci.
Per le persone che devono indossarle tutto il giorno, cosa consiglia?
Ricordarsi che toccare la maschera è potenzialmente causa di trasmissione tramite contatto diretto. Infatti, inconsapevolmente portiamo le mani al nostro volto quasi ogni 10 minuti. Se capita, ricordarsi di lavarsi o disinfettarsi le mani.

Ogni quanto “prendere una boccata d’aria” senza mascherina e come?
La boccata d’aria non è clinicamente necessaria per le mascherine chirurgiche anche se, tutti noi lo abbiamo sperimentato, è più faticoso respirare con la mascherina. Quando ne sentiamo la necessità, cogliamo l’occasione per idratarci e facciamolo in sicurezza a distanza di almeno 2 metri dalle altre persone
Ogni quante ore cambiare le mascherine?
Le regole di buon senso sono:
- cambiare la maschera quando è umida, quindi con capacità di filtraggio compromessa
- cambiare la maschera quando emana cattivo odore, infatti la percezione di odore potrebbe indicare la presenza di moltiplicazione batterica
- cambiare la maschera almeno ogni 24 ore, infatti i microbi esalati (sulla superficie interna della maschera) e quelli filtrati (sulla superficie esterna della maschera) si riproducono con molta rapidità producendo un biofilm capace di infettarci
Meglio la mascherina di comunità monouso o quella chirurgica?
Entrambe svolgono la funzione di ridurre l’emissione di goccioline di vapore emesse con il nostro respiro. Quelle di comunità, per definizione non hanno necessità di certificazione e variano molto in termini di capacità protettiva. Qualche volta sono più efficaci, altre volte meno efficaci rispetto a quelle chirurgiche, né sappiamo come si modifica la loro efficacia con il ripetersi dei lavaggi. Un fazzoletto davanti al naso e bocca ha un capacità di filtraggio di circa il 20-30%, decisamente inferiore rispetto al 60-70% di una mascherina chirurgica.
In conclusione, che cosa si intende per “universal masking”?
È una strategia che si adotta quando le probabilità di trasmissione di un virus diventano più frequenti ed è efficace solo se tutti vi partecipiamo. Una persona con la mascherina abbassata sotto il naso e a meno di 2 metri di distanza non mette in pericolo solo se stessa, ma anche noi che manteniamo la maschera in posizione corretta.
La strategia viene adottata anche all’aperto perché le occasioni di incontro ravvicinato nella vita di tutti i giorni sono continuamente presenti, al mercato rionale mentre scegliamo i prodotti, come per strada sul marciapiede quando incrociamo sconosciuti.
INFOGRAFICA (MINISTERO DELLA SALUTE)
