Logopedia: Quando e perché rivolgersi al logopedista

Lo spiega la dottoressa Emanuela Breglia, Logopedista a Dubai

Che cos’è la logopedia?

La logopedia è una professione dalle mille sfaccettature. È una branca interdisciplinare della medicina abilitativa e riabilitativa e si coniuga in diversi ambiti.

Chi è il logopedista?

Il logopedista è un terapista che lavora con persone di tutte le età per aiutarle a comunicare al massimo delle loro capacità. Per via del nostro ruolo fondamentale, noi logopedisti siamo spesso parte integrante di equipe multidisciplinari presenti in scuole, ospedali, studi medici e cliniche private.

Quando si richiede l’intervento dello specialista?

Tutte le volte che si presentano le seguenti situazioni:

  • Balbuzie e altri disordini della fluenza verbale
  • Difetti di pronuncia e difficoltà con i suoni del linguaggio
  • Ritardo del linguaggio
  • Mancanza di proprietà di linguaggio
  • Difficoltà di apprendimento
  • Sordità
  • Difficoltà in lettura e scrittura secondarie a problemi linguistici
  • Difficoltà negli aspetti sociali della comunicazione, ad esempio, con la presa del turno comunicativo, come i bimbi che interrompono frequentemente
  • Autismo
  • Organizzazione, memoria, attenzione e problem-solving
  • Perdita improvvisa o progressiva dell’abilita’ di comunicare oralmente
  • Problemi linguistici e cognitivi secondari a gravi lesioni cerebrali acquisite
  • Problemi linguistici, vocali e cognitivi in demenze, incluso morbo di Parkinson
  • Problemi di voce
  • Difficoltà a deglutire o masticare

In riferimento all’età pediatrica, è risaputo che ogni bambino acquisisce nuove abilità in maniera unica e personale, e per questo non bisogna comparare i bimbi tra di loro. Tuttavia, la ricerca ci dice quando la maggioranza dei bambini sviluppa determinate abilita’ entro un certo termine di età. Ciò è utile per identificare quei bimbi che oltrepassano tale limite e devono andare dal logopedista.

Per ogni età ci sono dei campanelli di allarme ai quali prestare attenzione. Quali sono?

Innanzitutto è importante che i genitori siano consapevoli del percorso da intraprendere soprattutto nella delicata prima infanzia, quando ci si aspettano i progressi maggiori. Elenco quindi alcuni segnali di allarme per bambini 0-5 divisi per aree di interesse logopedico che possono aiutare le famiglie a monitorare i loro piccoli e decidere se sia opportuno rivolgersi a un logopedista

Bisogna consultare un foniatra, un neuropsichiatra o un logopedista se a:

  • 0-3 mesi non sorride o interagisce con gli altri
  • 4-7 mesi non lalla (fa versi e suoni tipici dei neonati)
  • 7–12 mesi emette pochi suoni, non usa gesti come fare ciao-ciao con la manina
  • 0-12 mesi non fa attenzione ai suoni dell’ambiente
  • 7-12 mesi non risponde se lo chiami
  • 7 mesi –2 anni dimostra di non capire cosa dicano gli altri
  • 12–18 mesi dice poche (0-5) parole
  • 1-2 anni non segue semplici istruzioni come “dammi la mano”
  • 1½–2 anni non forma delle frasi
  • 2 anni pronuncia meno di 50 parole
  • 2 anni non produce i suoni p, b, m, h, w, y correttamente all’interno delle parole
  • 2–3 anni ha difficoltà nell’interagire e giocare con gli altri bambini
  • 2½–3 anni problemi e difficoltà con la prima lettura e scrittura, non piacciono i libri
  • 2½–3 anni ha difficoltà a “far uscire” suoni e parole, ripetere il primo suono delle parole “p-p-p-palla”, fare troppe pause, allungare i suoni “fffffattoria”
  • 3 anni non produce i suoni k, g, f, t, d, ed n correttamente all’interno delle parole, risulta incomprensibile anche per gli adulti che lo conoscono bene
  • 0-5 anni se qualcosa sembra non andare nella voce del bambino, come “parlare attraverso il naso”, avere una voce insolitamente roca, debole o graffiante

Per quanto riguarda invece i bambini in età scolare, i problemi di linguaggio e comunicazione assumono sembianze diverse:

Dai 5 anni:

  • Non comprendere richieste semplici come “dai il tovagliolo a mamma”
  • Avere un vocabolario ristretto
  • Difficoltà di comprensione per via di molteplici errori di pronuncia
  • Non avere amici
  • Non essere in grado di rispondere a domande semplici del tipo “Chi ___?” “Cosa ___?” “Dove ___?”
  • Non formulare frasi di almeno 3 elementi

Dai 6 anni in poi: 

  • Non parlare e giocare regolarmente con gli amici
  • Non riuscire a portare avanti delle conversazioni semplici
  • Non comprendere concetti come “lungo” “corto” “pieno” “vuoto”
  • Non formulare frasi di almeno 5-6 parole
  • Non coniugare i verbi
  • Presentare ancora dei difetti di pronuncia
  • Presentare esitazioni, revisioni, ripetizioni di suoni, prolungamenti di suoni che rendono l’espressione verbale laboriosa.

Dai 7 anni in poi:

  • Non riuscire a farsi degli amici
  • Non riuscire a rispondere a domande un po’ più difficili che richiedono elaborazione e riflessione “Come___?” “Perché__?
  • Non riuscire ad usare congiunzioni e connettivi per collegare le idee “preche’” “e” “o” “come”
  • Non riuscire ad utilizzare i pronomi adeguatamente
  • Non riuscire a portare avanti una conversazione semplice
  • Non riuscire ad utilizzare il linguaggio per esprimersi, litigare, negoziare
  • Urlare per compensare la mancanza di dialettica
  • Non essere facilmente comprensibile
  • Non essere in grado di raccontare eventi avvenuti nel passato o storie semplici

I bambini dagli 8 anni di solito riportano delle difficoltà di lunga data, a questa età il solo campanello d’allarme relativamente nuovo la difficoltà nella comprensione del testo quando si legge, e nell’elaborazione del testo scritto, che riflette gli errori nel parlato.

Dott.ssa Emanuela Breglia

Lei svolge la professione a Dubai. Può raccontare la sua esperienza?

Il mio ruolo presso il High Hopes Pediatric Center di Dubai prevede principalmente il trattamento delle disartrie, della disprassia verbale e dei problemi motori dello speech, per il quale sono altamente specializzata. La maggior parte dei miei pazienti sono bambini con sindromi genetiche (come la Sindrome di Down), o presentazioni cliniche complesse e bisogni speciali che includono alti livelli di assistenza nella deambulazione o svariate altre aree della vita quotidiana.

Come il ruolo del logopedista è cambiato in questi ultimi mesi per far fronte all’emergenza nuovo Coronavirus?

L’impatto della recente pandemia si è sicuramente fatto sentire su tutti i servizi di logopedia di tutto il mondo e in tutti gli ambienti riabilitativi. Secondo un recente sondaggio del Royal College of Speech and Language Therapy (UK), moltissimi logopedisti sono stati chiamati a rispondere prontamente all’emergenza dovuta al nuovo Coronavirus. Negli ospedali si è dovuto provvedere ad un aumentato bisogno di riabilitazione vocologica e deglutologica post-estubazione dei pazienti COVID-19 ricoverati in terapia intensiva.

Quando l’emergenza COVID-19 ci ha costretti a limitare i nostri servizi in presenza, noi terapisti abbiamo subito offerto sessioni in teleriabilitazione. Sarebbe stato un vero peccato se i nostri piccoli pazienti fossero regrediti in quelle abilità che avevano duramente conquistato precedentemente alla pandemia! Grazie alla collaborazione con i genitori, non e’ stato difficile ottenere risultati decisamente positivi nonostante piccole e grandi difficoltà dovute alla distanza.

Per noi logopedisti impiegati in scuole e cliniche pediatriche di tutto il mondo, invece, la priorità è rimasta mantenere una continuità di cura, per cui si è vista una rapida transizione ai servizi di telemedicina e teleriabilitazione. Questo è stato il mio caso, essendo una logopedista pediatrica attualmente impiegata da High Hopes Pediatric Therapy Center Dubai.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here