Dall’Italia all’Inghilterra, la storia del dott. Lorenzo Pastore consultant radiologist a Londra

Il Dott. Lorenzo Pastore ha 36 anni, è orginario di Nervi nel genovese ed è un medico chirurgo endovascolare al Northwick Park Hospital in Inghilterra da 3 anni. Lui come altri professionisti ha scelto di emigrare all’estero passando così dalla precarietà di un contratto incerto al San Martino a ricoprire l’incarico di Consultant in un noto ospedale di Londra ed è anche uno degli specialisti di Dottore London l’unico poliambulatorio italiano privato che risponde all’esigenza della comunità italiana residente a Londra. 

La sua storia in un’intervista pubblicata recentemente su La Repubblica.it

Precario al San Martino, chirurgo star a Londra

C’è un emigrante, in queste estati buie dove migrare pare un sinonimo di reato, che sta facendo gonfiare d’orgoglio il petto dell’enorme “Little Italy” di Londra. È un genovese di Nervi, si chiama Lorenzo Patrone, lavora nella capitale britannica come chirurgo endovascolare al Northwick Park Hospital. Il mese scorso sorrideva dalla “sua” sala operatoria sulla prima pagina di Evening Standard, la rivista del settore più letta e autorevole del mondo anglosassone, insieme alla paziente alla quale aveva appena salvato il piede dall’amputazione con «un intervento disperato». E a 36 anni, cresciuto al San Martino di Genova e in Inghilterra dal 2016, pare il (nuovo, ennesimo) simbolo perfetto di un patrimonio — la Sanità pubblica ligure — «che stiamo dilapidando», ammette a denti stretti. Un (ex?) sistema d’eccellenza dal quale non migrano solo primari e figure note, ma anche (e soprattutto) specializzandi, giovani professionisti, «tante di quelle forze fresche appena formate che per il sistema sanitario dovrebbero rappresentare preziosissima linfa vitale». E invece, fanno fortuna altrove.

Medico radiologo interventista, oggi tra i “consultant” del West London Vascular and Interventional Centre, in tre anni Patrone è passato dalla precarietà di un contratto incerto al San Martino («il mio posto dipendeva dall’aspettativa di un collega più anziano, sarei rimasto probabilmente a fare un lavoro non mio», racconta) ai vertici di un centro specialistico di un ospedale che serve 1 milione e 200 mila persone. Un salto di carriera che negli ultimi anni ha accomunato tanti italiani, tra professionisti ambiziosi e ragazzi di belle speranze, non solo medici, ma che nel suo caso ha un peso particolare. Perché quello che «nel sistema italiano era solo un neo specializzato, destinato a sottostare a carriere già decise, carenze di organizzazione e la mancanza di autonomia e di una reale meritocrazia» — riflette il medico genovese — oggi viene persino studiato. «Faccio corsi sulle mie competenze sull’ischemia di gamba, vengono da tutta l’Inghilterra per vedermi operare, — aggiorna — il mese prossimo ho due conferenze da tenere, una a Chicago l’altra a Israele». (fonte: La Repubblica )

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