Co-sleeping, benessere psico-fisico ma…attenzione ai rischi

Dormire nel letto con mamma e papà contribuisce alla crescita del neonato e rafforza il legame con i genitori, ma ci sono altri aspetti da non sottovalutare. Quali? Lo spiega la dottoressa Ilaria Saredi, medico di famiglia specialista in Medicina Generale a DUBAI.

Ammettiamolo, a chi non è piaciuto dormire nel lettone con mamma e papà?  Il co-sleeping,  – tradotto: dormire insieme – apporta dei benefici psico-fisici non solo al bambino, ma anche alla mamma (e papà?!). A sostenerlo è il massimo esperto di co-sleeping, nonché Professore di Antropologia e direttore del Behavioral Sleep Laboratory all’’Università di Notre Dame, James J. McKenna in un’intervista rilasciata all’ Huffington Post dove ha spiegato non solo quali sono i benefici per i genitori e i neonati, ma anche i presupposti scientifici. Il professor McKenna, dopo la nascita di suo figlio ha condotto uno studio – sul comportamento delle scimmie, allattamento e contatto notturno e lo ha applicato sull’uomo –  dal quale è emerso “come le modalità sensoriali delle madri e dei bambini – ha spiegato –  si influenzano a vicenda: non è solo la madre a cambiare lo stato del sonno e la condizione fisiologica del bambino ma è anche il bambino che regola il comportamento e lo stato fisiologico della madre”.

McKenna parte dal presupposto che l’essere umano è uno dei primati con lo sviluppo più lento rispetto a tutti gli altri, infatti alla nascita è immaturo e sottosviluppato dal punto di vista neurologico. I bambini appena nati sono quindi fisiologicamente incompleti, e da questo deriva lo stretto rapporto di dipendenza dalla madre e dal contatto con la stessa.

Per il professore non c’è nessun evidenza scientifica sul fatto che i neonati debbano calmarsi da soli e che il contatto materno è importante perchè in grado di condizionare il respiro, l’ansia del piccolo  “Quando è nato mio figlio ho scoperto che potevo manipolare il suo respiro cambiando la velocità del mio, come se fossimo in sincrono l’uno con l’altro. La mia ricerca, più tardi, ha confermato che il respiro della madre e del bambino sono regolati dalla presenza l’uno dell’altra – l’espirazione e l’inspirazione, lo scendere e il salire dei loro petti e il diossido di carbonio esalato da uno ed inalato dall’altro, accelerano il respiro successivo! In articoli scientifici ho sostenuto che questo è un ulteriore segnale per ricordare ai bambini di respirare, un vero e proprio sistema di sicurezza”.

Insomma, il professor McKenna- che non è il solo nel mondo scientifico a favore, ma c’è anche Margot Sunderland , direttrice del Center for Child Mental Health di Londra – promuove il co -sleeping. Tutti insieme appassionatamente – mamma, papà e figli – nel lettone. 

Se da una parte dormire insieme contribuisce alla crescita del neonato e rafforza il legame con i genitori, dall’altra ci sono altri aspetti da non sottovalutare. Quali? Che cos’è il safe-co-sleeping? 

The Journal of Italian Healthcare World l’ha chiesto alla dottoressa  Ilaria Saredi medico di famiglia specialista in Medicina Generale a DUBAI.

dott.ssa Ilaria Saredi

Il fenomeno del co-sleeping, ovvero dormire insieme nel lettone di mamma e papà – ha spiegato –  non è una pratica nuova, passando per motivi di necessità (nelle famiglie meno abbienti) a nuove teorie della puericultura nei paesi sviluppati. Ma dal punto di vista medico non si può parlare di co-sleeping senza fare alcune precisioni, soprattutto riguardo alla sua usanza con neonati. Il vero “co-sleeping” non prevede semplicemente una condivisione della camera, bensì del letto dei genitori e quindi dello stesso spazio fisico. E’ oramai entrato nel lessico quotidiano invece l’utilizzo del termine co-sleeping per la condivisione semplice della camera dei genitori. Questa differenza è importante da notare, perché, se il vero co-sleeping sembra aumentare, secondo alcuni studi, l’incidenza della morte bianca (anche detta morte in culla, o morte del lattante) nei neonati, il co-sleeping sicuro (safe co-sleeping) – dove i bimbi dormono in cullette fatte apposta per stare vicino ai letti ma non nello stesso letto dei genitori – sembra invece aiutare a prevenire l’insorgenza della morte bianca del neonato. Differenze da non sottovalutare e da chiarire ai genitori fin prima della nascita. 

Ci sono casi in cui è sconsigliato il “safe co-sleeping”?

Sì, uno di questi è quando i genitori sono fumatori. La nicotina e i prodotti della combustione rimangono nelle vie respiratorie del fumatore anche a distanza dell’ultima sigaretta. Alcune ricerche sottolineano l’importanza per i genitori fumatori di del lavarsi le mani, i denti, il corpo e i capelli oltre a cambiarsi gli abiti prima di prendere in braccio un neonato per ridurre il rischio di morte in culla. 

Secondo lei, quali sono i lati positivi della condivisione della stanza da letto con il neonato? 

Sicuramente un’indiscutibile praticità durante le poppate notturne, per rassicurare i genitori sullo stato di veglia o sonno del bambino e a volte per questioni di assenza di spazio altrove in casa. 

Il safe co-sleeping permetterebbe di aumentare la permanenza nella fase più leggera del sonno (con micro-risvegli più frequenti) per genitori e neonati, permettendogli di avere un risveglio più efficace in caso di problemi respiratori poiché il proprio corpo rimane più attento alle variazioni dell’ossigenazione in questa fase del sonno. La morte in culla può avvenire in maniera improvvisa ed inspiegabile durante i primi mesi di vita, e secondo alcuni studi sarebbe legata all’impossibilità del neonato di risvegliarsi in caso di riduzione dell’ossigenazione. 

La condivisione fisica del lettone dei genitori non è quindi approvata dai medici nei primi mesi di vita del bambino per il rischio di soffocamento, cadute e disturbi respiratori oltre alla morte bianca. 

Fino a che età è “permesso” ai bambini di dormire nella stessa camera con i genitori? 

Alcune linee guida internazionali consigliano di mantenere i bambini nella stessa camera dei genitori (in lettino separato) al meno per i primi 6 mesi, idealmente fino al raggiungimento dell’anno di età.  

Siamo amanti della routine, soprattutto i bambini, che ritrovano sicurezze e certezze in routine stabilite e luoghi conosciuti, pertanto il cambiamento verso un lettino diverso o una stanza diversa può sicuramente risultare più problematico quanto più in là avviene, ma non sarà l’unico determinante nella riuscita di un cambiamento, e la modifica di una parte della routine non significa dover stravolgere il resto (il bagnetto, la ninna nanna con la solita canzone) che potrà confortare il bambino ed aiutarlo a trovare un nuovo equilibrio. 

Quali sono i suoi consigli ai genitori? 

Consiglierei ai genitori di informarsi sulle possibilità del co-sleeping e di attenersi ad un co-sleeping sicuro, unicamente se lo vogliono, e senza condivisione del lettone, che non soltanto può risultare pericoloso per bimbi piccoli, ma disturbare successivamente il sonno di adulti e bambini insieme e risultare nocivo anche per il rapporto intimo di coppia che ha bisogno di rinstaurarsi ed evolvere dopo la modifica della dinamica famigliare in seguito alla nascita dei figli. La puericultura ha subito profondi cambiamenti negli ultimi anni e varie scuole di pensiero si sono delineate. Come medico suggerisco ai genitori di informarsi sulle varie correnti di pensiero e possibilità, e di trovarvi il proprio benessere e cioè quella con la quale si è più affini, mantenendo ben chiari i consigli medici principali per la salute dei propri figli. I professionisti sanitari sono poi a disposizione per eventuali problematiche che potranno essere discusse e risolte caso per caso, ma non esiste purtroppo (e per fortuna) una guida alla crescita dei figli!

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